vendredi 14 août 2009


F,P,D Univers.Sulle orme di un irlandese
Sulle orme di un irlandese

Grumento Nova
Il 12 febbraio 1858 è una giornataccia di neve, e gli abitanti di Eboli, in bilico tra le asperrime montagne dell'Irpinia e del Cilento, vedono un'eccentrica carovana traversare in direzione di Sala Consilina. Muli stracarichi, tre cavalli, montanari lucani intabarrati, e un carretto con un forestiero silenzioso, chiuso in un mantello alla Sherlock Holmes. Il suo nome è Robert Mallet, un irlandese, che si dirige verso le valli remote della Basilicata dove circa due mesi prima - il 16 dicembre - una scossa ha seminato morte e distruzione.

Le strade sono bloccate dalla neve, le notizie arrivano a singhiozzo e nel regno delle Due Sicilie, a pochi mesi dal crollo finale, si respira aria da Otto Settembre. Ma l'ingegner Mallet ha saputo quanto basta per mettere in piedi la sua missione e farsela finanziare dalla Royal Society di Londra. Il suo scopo è di misurare il terremoto, la direzione delle scosse, trovare il loro punto d'origine. Una missione così speciale, che per darle un senso ha dovuto inventarsi una parola nuova: "sismologia".

Secondo qualche funzionario borbonico egli non è che una spia mandata da Londra per ficcare il naso nel Regno. Per questo ha dovuto aspettare giorni a Napoli, per avere un visto sui documenti di viaggio. Ma ora è fatta, la missione può cominciare. In due settimane l'irlandese compirà un tour di 500 chilometri in condizioni tremende e raccoglierà montagne di dati, gettando le basi della prima vera ricerca sismologica moderna. Due francesi, Alphonse Bernoud e Claude Grillet, scatteranno le prime, storiche foto di un terremoto. Il primo di sua iniziativa, il secondo su incarico di Mallet.

Ci sono valichi che conservano l'incanto del tempo antico. Appartati eppure centrali nel segnalare una mutazione del paesaggio. Minimi come dislivello ma grandiosi nell'evocare un mondo. È il caso dei Monti della Maddalena - dimenticati e battuti da pochissime strade - che separano la Campania bionda di messi del Vallo di Diano dalla verdissima Val d'Agri in Basilicata. Mallett vi passò d'inverno per scoprire una distruzione che "nemmeno cento bombardamenti" avrebbero potuto provocare. Ora sono qui in piena estate, in uno scampanio di vacche pezzate, in luoghi di pace immensa, ben più ingannevoli della montagna calabra, la cui drammaticità ti mette almeno sull'avviso.

Graziano Ferrari, geofisico dell'Ingv di Bologna, è venuto fin qui per farmi rifare un pezzo del viaggio dell'irlandese. Da anni è divorato dalla passione per questa ricerca. Ha ricostruito la storia di Mallet, stampato i suoi libri, costruito un'affascinante topografia sismica delle province di Potenza e Salerno. Attraverso una navigazione digitale interattiva, la sua carta di questo pezzo d'Italia svela migliaia di storie e trasforma la sismologia nel fondamento stesso della riscoperta del territorio. Ora è qui, sui monti sopra la certosa di Padula, armato di mappe e vecchi libri, a rievocare la grande avventura in una gran giornata di cielo pervinca.

La memoria - mi è sempre più chiaro - è il fondamento della prevenzione. Ma poiché la prevenzione, in questo paese in stato di perenne emergenza, oggi è considerata catastrofismo anziché saggezza, ecco che il dovere della memoria in tema di terremoti diventa una rivendicazione esecrabile, anzi eversiva. Guardo le mappe di Mallet, tutte segnate dalle sottolineatura del bravo Ferrari, e mi accorgo di essermi ficcato in un bel guaio. E' durissimo, in luoghi così incantevoli, evocare l'orrore senza apparire una Cassandra. Ci sarà pure un motivo per cui nessuno ha mai raccontato questo viaggio prima di me.

Nel libro l'irlandese di ferro alterna raffinate osservazioni scientifiche a note di colore, formule matematiche a immagini da thriller. Ad Atena Lucana emergono i resti di una grande torre cilindrica adibita a fossa comune prima e non dopo il terremoto. Crollati i muri, si svela un lugubre contenuto di ossa umane stratificate, in basso ridotte in polvere o quasi, in alto ancora intatte o con i legamenti, "prova dell'antichità del barbaro costume del Sud Italia di interrare i poveri nudi, come si fa ancora a Napoli".

Scienziato e insieme romanziere, lo straniero venuto in un mondo alieno ricostruisce il Big Bang come se l'avesse vissuto. A Polla, dopo la cannonata che ha demolito il paese, ecco la "terribile notte di freddo e lamenti" in cui "si ascoltavano le appassionate suppliche di aiuto, i singhiozzi morenti di amici e parenti, ancora sepolti nelle macerie attorno a loro". E poi "la fredda luce di quell'alba invernale, oscurata da polvere e fumo", che illuminò "centinaia di persone ferite con gli arti fratturati, senza un tetto per riparo e un indumento per coprirsi".

Ferrari legge di neve e pioggia, dell'irlandese che non si ferma mai, litiga con i mulattieri che vorrebbero riposare, lotta con un terreno magnifico e selvaggio, discute in latino con i parroci, dorme l'indispensabile avvolto nel suo vecchio McIntosh, ha persino tempo di scrivere lettere. Sul monte Crocilli si trova intrappolato nella neve alta fino a otto piedi e ne esce solo "raccogliendo insieme una quarantina di uomini, selvaggi o contadini, offrendo loro continuamente del rhum o del marsala", e "mettendo a giogo i loro muli con corde alla mia piccola carrozza in aggiunta ai miei tre cavalli".

Sole che picchia, temporali lontani. A Viggiano le date incise sull'architrave dei portoni sono tutte posteriori al 1858. A Montemurro - il luogo della strage più terribile - l'unica cosa più vecchia di quella data sono i tigli e la chiesa dai muri grossi come una fortezza. Il terremoto è come l'Undici Settembre, la data che divide gli eventi tra il Prima e il Dopo. Ci sediamo tra i banchi e una suorina gentile ci chiede: "Chi siete? Sacerdoti?". Intanto due maestre d'asilo portano le loro classi, sussurrano: "Venite bambini a vedere Gesù", poi alzano un canto per "la mamma, il papà e i fratellini". Un'Italia a parte.

Ma c'è qualcosa di strano. Il dea del Profondo non c'è. Da quando sono uscito dalla Calabria è come se la Nera Signora si fosse data alla macchia e la percezione della potenza tellurica si fosse dissipata. La Val d'Agri luccica di messi, Grumento Nova pare Austria, Viggiano è un bonbon con i suoi lampioncini. Sono finito in Alto Adige? Il biologo Peppino Priore, della Protezione civile lucana, spiega l'arcano. C'è il petrolio che sgorga a torrenti in Val d'Agri. È lui il nuovo dio che ha dato ricchezza a man larga (dieci milioni di royalties l'anno per la sola Viggiano!) e in silenzio s'è preso la memoria della gente.
(12. continua)
(14 agosto 2009)


"Solo ideas del hombre".

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